5 novembre 2008
Napoli. Riservatezza. Questa la parolina magica pronunciata da Licio Gelli ancora nel 2006 – l’abbiamo risentito per l’ennesima volta durante l’intervista ad Alessandro Sciortino, rimandata in onda dalle Iene martedì scorso – a proposito degli elenchi di iscritti alla P2.
Ma quale “segretezza”! Solo e unicamente “riservatezza”. Privacy. Per
lui e per gli altri piduisti. La stessa cosa il Venerabile aveva detto
ai giornalisti della Voce che lo avevano intervistato a Villa Wanda
sempre nel 2006, anno in cui dona i suoi cimeli all’archivio storico di
Pistoia: “riservatezza” assoluta sui nomi degli iscritti alla
Massoneria.
Sta tutto qui, in quel sottile confine fra riservatezza e segretezza,
il nodo dentro il quale sono custoditi manovre, trame ed affari
occulti nel Paese che, nel caso della P2, arrivano fino a misteri di
Stato come la strage di Bologna.
La disputa torna di stringente attualità nel provvedimento emesso dal
giudice della quarta sezione civile del Tribunale di Napoli Giulio
Cataldi, chiamato a pronunciarsi su un ricorso d’urgenza presentato
dalla Gran Loggia d’Italia (attraverso i suoi avvocati Felice Vaccaro
di Firenze ed i fratelli Paolo e Sergio Ciannella di Napoli) contro il
nostro mensile La Voce delle Voci, “reo” d’aver pubblicato gli elenchi
dei 26.412 iscritti alle Logge Massoniche italiane. Mentre effettuavano
una serie di notifiche pasticciate, dettate più che altro dall’ansia di
bloccare l’uscita del giornale, i massoni ai primi di ottobre
ottenevano dal giudice l’inibizione a pubblicare ulteriori elenchi,
provvedimento emesso inaudita altera parte. Poi, resisi conto che sulla
gerenza della Voce è chiaramente riportata la società editrice (è la
cooperativa Comunica), hanno finalmente notificato al soggetto giusto e
la Voce ha potuto essere presente in udienza per far sentire le proprie
ragioni.
Nel secondo provvedimento, quello del 29 ottobre scorso, il giudice
Cataldi revoca l’inibizione lasciandoci liberi di pubblicare gli
elenchi: accoglie infatti l’eccezione presentata dall’avvocato della
Voce Gaetano Montefusco, secondo cui la Gran Loggia d’Italia – Centro
Sociologico italiano non ha alcun titolo a rappresentare in giudizio i
suoi iscritti (e tanto meno quelli delle altre Logge).
A meno che non renda noti, uno per uno, i nomi degli affiliati. Cosa
che, naturalmente, i massoni si sono ben guardati dal fare, preferendo
soccombere. Quanto al merito, però, Cataldi pare rinviare all’equivoco
riservatezza-segretezza. Ed assimila le logge massoniche ad
“associazioni di carattere filosofico-politico”. Di più: “Il fatto che
sia esistita una loggia massonica segreta – scrive il giudice – non
vuol dire che tutta la massoneria sia segreta; d’altro canto, il fatto
che non sia segreta, non vuol dire che sia lecito diffondere i
nominativi degli iscritti basandosi sull’interesse alla conoscenza di
quei nomi derivante ancora dal ricordo e dall’esperienza di una loggia
segreta e/o di altre deviazioni più o meno provatamente ascritte, in
vicende giudiziarie, ad esponenti della massoneria”. Andrebbe tutelata
insomma, per il futuro, la privacy dei massoni.
Riteniamo che questa sentenza rappresenti un precedente grave. Nessuna
privacy, nessuna riservatezza per iscritti a logge massoniche o a
gruppi che basano sulla segretezza la loro ragion d’essere. Altrimenti
torniamo a Licio Gelli e alla sua strenua difesa della “riservatezza”.
Chiediamo alle forze democratiche del Paese di esprimersi con forza su
questo delicato argomento che, se accettato così come è, potrebbe
aprire la strada a pericolose deviazioni, di cui la recente
storia italiana è dolorosamente costellata.
Info: La Voce delle Voci
SCARICA IL COMUNICATO STAMPA IN PDF: Comunicato Stampa LA VOCE DELLE VOCI 6 novembre 2008
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