di Marco Travaglio - 22 novembre 2010
Lo Stato non si processa
Il VIDEO e la trascrizione dell'intervento di Marco Travaglio
Lo Stato non si processa by voglioscendere.ilcannocchiale.it
Buongiorno a tutti, adesso conosciamo le motivazioni della sentenza, il cui dispositivo era già noto dal 29 giugno, con cui la Corte d’Appello di Palermo, ha condannato Marcello Dell’Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, l’altro imputato Gaetano Cinà che era stato condannato per partecipazione all’associazione mafiosa e era il braccio destro di Dell’Utri nei rapporti con Cosa Nostra è morto nel frattempo e quindi per lui il processo si è estinto.
Berlusconi incontrava i boss di Cosa Nostra
Le
conosciamo, sono state depositate venerdì, sono 641 pagine, mi pare di
ricordare, se i miei calcoli non sono sbagliati che il nome di Silvio
Berlusconi è citato 460 volte, in media quasi una volta ogni pagina.
Ma
Berlusconi in questo processo non era imputato, il Procuratore Ingroia
nella requisitoria in primo grado l’aveva definito vittima consapevole
della mafia, la mafia gli faceva estorsioni, minacce per ottenere
qualcosa, Dell’Utri faceva il doppio gioco, stava contemporaneamente con
la mafia e con Berlusconi, quindi da una parte stava con chi gli faceva
le minacce e le estorsioni, dall’altra parte stava con quello che le
riceveva e si interponeva ogni volta a mediare per risolvere i problemi,
ovviamente cosa facendo? Facendo sì che Berlusconi venisse incontro
alle esigenze di Cosa Nostra.
Questo hanno ritenuto i giudici di
primo grado, questo hanno confermato i giudici di appello e questa è la
cosa più importante, il caposaldo dell’impianto accusatorio è risultato
confermato, qual è la differenza tra il primo e il secondo grado? Non è
una differenza da poco, in primo grado Dell’Utri viene condannato a 9
anni per avere sostenuto e essere stato sostenuto da Cosa Nostra, il
rapporto da do ut des, di scambio che rafforza Dell’Utri e rafforza
contemporaneamente Cosa Nostra perché in primo grado si era ritenuto che
Dell’Utri avesse messo a disposizione prima i suoi rapporti con il
Berlusconi imprenditore, poi i suoi rapporti con il Berlusconi politico,
stringendo addirittura quel patto politico – mafioso nel 1994, quando
lui stesso ideò e sollecitò e ottenne una fine la discesa in campo di
Berlusconi. In appello la pena è stata ridotta da 9 a 7 anni perché i
giudici hanno tolto l’ultimo periodo, il periodo totale è dagli inizi
degli anni 70 fino al 1996, questo è il capo di imputazione anche se i
fatti proseguivano addirittura fino al 2001, nella sentenza d’appello
vengono tolti gli anni che vanno dal 1993 al 1996 e quindi rimane il
periodo dall’inizio degli anni 70 al 1992 compreso, perché? Perché
scrivono i giudici, come vedremo, con l’intermediazione di Dell’Utri,
Berlusconi ha pagato Cosa Nostra fino alla vigilia delle stragi di
Capaci e di Via D’Amelio, ha pagato il pizzo a Cosa Nostra, senza mai
denunciare le minacce e le estorsioni, ma preferendo venire a patti,
addirittura finanziando Cosa Nostra, che peraltro pare, ma questo nella
sentenza non è un capitolo che viene affrontato, si sta indagando adesso
a Palermo sulle parole di Massimo Ciancimino, ma soprattutto della
madre di Massimo Ciancimino, vedova dell’ex Sindaco mafioso Vito a
proposito degli investimenti della mafia nelle aziende del Cavaliere
negli anni 70/80.
Quindi i giudici della Corte d’Appello tagliano la
responsabilità di Dell’Utri a tutto il 1992 e non dopo, cosa succede
dopo? Ricorderete che quando uscì il dispositivo della sentenza che per
il dopo assolveva Dell’Utri si disse: ecco quindi i giudici dicono che
dopo Dell’Utri ha smesso di avere rapporti con la mafia, mentre ne aveva
avuti proprio fino al 1992, non avevamo detto subito: è impossibile che
una sentenza dica una sciocchezza del genere, non l’hanno detto neanche
per Andreotti quando hanno tagliato la sua responsabilità alla
primavera del 1980, nelle sentenze cosa si fa? Si decide che sono
provati i fatti fino a una certa data, dopo non è che si dice che
all’improvviso uno da un giorno all’altro smette di avere rapporti con
la mafia, anche perché lo sanno tutti che non si può smettere di avere
rapporti con la mafia, anche se tu volessi smettere, la mafia ti
chiamerà sempre a avere rapporti con lei, quelli sono rapporti che
durano per la vita, è come il diamante, la mafia è per sempre, quando
uno si mette nelle sue mani non può più uscirne, non è un taxi che paghi
e scendi dalla macchina.
Infatti i giudici sia per Andreotti, sia
per Dell’Utri non dicono che hanno smesso uno nel 1980 e l’altro nel
1992, dicono semplicemente che per il periodo successivo gli elementi
portati dall’accusa e nel nostro caso anche dal Tribunale, non sono
ritenuti sufficienti per dimostrare che il reato si sia protratto anche
dopo e quindi con l’insufficienza delle prove o la contraddittorietà
delle prove ci si ferma al periodo in cui le prove sono ritenute invece
sufficienti, bastanti.
Stiamo parlando quindi di una sentenza che
per gli 8/10 è di condanna e per i 2/10 è di assoluzione per
insufficienza di prove, spesso per il periodo dopo il 1992 i giudici
parlano di insufficiente valenza probatoria delle risultanze
processuali, ci siamo capiti.
Nel periodo in cui Dell’Utri da
uomo d’azienda si trasforma in inventore di Forza Italia e Berlusconi da
uomo d’azienda si trasforma in fondazione di Forza Italia, i giudici
ritengono che le prove non siano sufficienti per affermare la
responsabilità di Dell’Utri nel reato di concorso esterno in
associazione mafiosa e quindi allontanano per insufficienza probatoria, i
sospetti di mafiosità da Dell’Utri e da Berlusconi, proprio nel momento
in cui la Fininvest si fa Stato, si fa partito politico.
Penso che i
magistrati della Procura e della Procura generale, visto che invece
avevano sostenuto che le prove sono più che sufficienti anche per il
periodo dopo il 1992 e visto che il Tribunale aveva già dato loro
ragione su questo punto, faranno ricorso in Cassazione per ottenere che
Dell’Utri venga condannato anche per il periodo successivo, ma in ogni
caso oggi stiamo commentando la sentenza di appello, è una sentenza, me
la sono letta, è una fatica, sono 641 pagine e è uscita solo venerdì, è
una sentenza che in certi punti fa veramente sorridere, si ha veramente
l’impressione che i giudici facciano i salti mortali per staccare gli
elementi l’uno dall’altro, polverizzarli, sparpagliarli, in modo che si
perda il disegno di insieme e si possa poi dire che non basta questo,
questo o quell’episodio per dimostrare che Dell’Utri ha continuato a
mafiare anche dopo il 1992, quindi penso che ci siano ampi spazi per un
ricorso in Cassazione contro l’assoluzione per insufficienza di prove
post 1992, ma già quello che dice questa sentenza che inequivocabilmente
è il punto più basso che si sia raggiunto nell’accertamento della
verità nei confronti di Dell’Utri perché giudici così benevoli nei suoi
confronti, Dell’Utri nella sua carriera di imputato non ne ha mai
incontrati e speriamo non ne incontri mai più, anche i giudici più
benevoli che lui abbia mai incontrato, dicono comunque, non possono non
dire comunque delle cose enormi per la loro rilevanza politica e morale e
per le conseguenze che dovrebbero avere sulle istituzioni in un Paese
che non abbia perso completamente i punti cardinali e il senso
dell’orientamento, oltre che la decenza, il comune senso del pudore.
Quando
uscì il dispositivo di questa sentenza, appigliandosi alla caduta
dell’ultimo periodo, ricorderete che grandi statisti come Fabrizio
Cicchitto, Maurizio Gasparri, i capigruppo del Pdl alla Camera e al
Senato esultarono: il teorema è stato smontato, l’offensiva su mafia e
Forza Italia è stata sconfitta, il Tg1 spacciò la condanna a 7 anni per
un’assoluzione, una sconfitta della Procura di Milano, Dell’Utri era un
po’ meno felice ovviamente, infatti disse una cosa che ancora oggi è il
migliore commento a questa sentenza, anche dopo la lettura delle
motivazioni dell’altro giorno e cioè disse: vi pare normale che se io ho
avuto rapporti con la mafia, fino al 1992 quando ero un dirigente di
Publitalia o un semplice galoppino e segretario di Berlusconi, quando
diventò veramente importante, quando inventò Forza Italia la mafia
smette di avere rapporti con me e io smetto di avere rapporti con la
mafia? E’ un’obiezione formidabile dal punto di vista logico,
ovviamente, dal punto di vista storico, dal punto di vista
giornalistico, nessuno può credere che la mafia rinunci a avere rapporti
con Dell’Utri e che Dell’Utri smetta quindi di avere rapporti con la
mafia, proprio nel momento in cui può essere più utile alla mafia perché
non è più soltanto il dirigente di uno dei tanti gruppi finanziari e
imprenditoriali e edili di Milano, ma è il punto di riferimento del
partito che si avvia nel 1993 a vincere le elezioni e che nel 1994 vince
le elezioni e va al governo, Dell’Utri diceva questo nella speranza di
screditare la prima parte della sentenza per dire: è illogico e quindi
mi devono assolvere anche per il periodo precedente, è la prova che non
ho avuto rapporti con la mafia neanche prima.
Questo ragionamento se
uno legge la sentenza e si rende conto che i rapporti prima del 1992
sono proprio talmente sicuri che proprio neanche questi giudici hanno
potuto cancellarli, è in realtà per il periodo successivo che c’è da
porsi questo interrogativo: com’è possibile che si interrompa il
rapporto Dell’Utri – mafia proprio nel 1992, ma come vi ho detto in
questa sentenza non arrivano a dire questo, arrivano a dire
semplicemente che le prove sono insufficienti.
Vedremo che è
abbastanza dubbio che le prove siano insufficienti, dopodiché va
rispettata la sentenza, nel senso che i giudici hanno ritenuto che siano
insufficienti, vedremo se questa sarà l’opinione anche della
Cassazione. Cominciamo dall’inizio: nel 1974 Vittorio Mangano, questo è
l’inizio sicuro di questi rapporti, è chiaro che i rapporti sono
pregressi, se Dell’Utri porta a casa di Berlusconi Vittorio Mangano
nell’ottobre 1974, vuole dire che lo conosceva da prima, in ogni caso la
prima data certa è il 1994 quando Vittorio Mangano viene assunto come
fattore, come soprastante, come addetto ai cani, ai cavalli, al bestiame
e poi si sa che i cavalli non c’erano, ma dettagli!
Cosa suggella
questa assunzione? Questo è il primo punto chiave di questa sentenza,
che pur benevola nei confronti di Dell’Utri non può non ritenere provato
l’incontro tra Berlusconi e Dell’Utri che lo propizia e i casi di Cosa
Nostra di quel periodo, Cosa Nostra in quel periodo non aveva un solo
capo, come poi è stato con Riina e Provenzano, aveva un vertice
collegiale di cui facevano parte Stefano Bontate e subito sotto Domenico
Teresi (Mimmo) questi due capi mafia incontrano Silvio Berlusconi
insieme all’allora boss della famiglia di Aldo Fonte Francesco Di Carlo
che poi ha collaborato con la giustizia e anche i giudici d’appello lo
ritengono totalmente attendibile.
Mangano non faceva lo stalliere
Cosa
dicono a proposito di quell’incontro? Dicono: deve reputarsi certo che
impegnarsi per garantire l’incolumità di Berlusconi sia scesa in campo
l’associazione mafiosa, minacce a Berlusconi e ai suoi familiari,
interviene Dell’Utri, dice: ho trovato uno che può proteggerti, che può
garantire, è un mafioso, si chiama Mangano.
Bisogna vedere se questa
garanzia è sufficiente per dare a Berlusconi una serenità addirittura
superiore a quella che gli darebbe rivolgersi alle forze dell’ ordine e
farsi scortare dalla polizia e dai Carabinieri, lui si fa scortare da un
mafioso, lui si rivolge alla mafia, agli stessi che hanno fatto quelle
minacce e quindi la mafia va a incontrare Berlusconi con le facce dei
suoi uomini più rappresentativi di quel momento per dire: stai
tranquillo Mangano è Cosa Nostra, questo è l’incontro che viene a Foro
Buonaparte a Milano nel 1974 e che suggella l’assunzione di Mangano come
guardaspalle, altro che stalliere o fattore di Berlusconi.
A
impegnarsi per garantire l’incolumità di Berlusconi si è scesa in campo
l’associazione mafiosa ai suoi massimi livelli criminali, forte della
sua notoria pericolosità e potenza a livello nazionale e internazionale e
dunque dotata di adeguata e indiscutibile capacità dissuasiva, così
come riferito da Francesco Di Carlo, presente alla riunione convocata
negli uffici di Milano, proprio per decidere al riguardo.
La
riunione, scrive la Corte, si svolse in un periodo compreso tra il 16 e
il 29 maggio 1974 negli uffici del Berlusconi, alla presenza oltre che
del Di Carlo e del Berlusconi e dello stesso Dell’Utri, anche di Gaetano
Cinà, Girolamo Teresi (detto Mimmo) e soprattutto Stefano Bontate che
era uno dei più importanti capimafia dell’epoca, membro fino a poco
tempo prima del triumvirato, massimo organo di vertice di Cosa Nostra
agli inizi degli anni 70 con Gaetano Cinà e Luciano Liggio, collocato
pertanto l’incontro milanese riferito dal Di Carlo nella seconda metà
del mese di maggio del 1974, può ritenersi che oggetto della discussione
dopo i convenevoli di rito, sia stata proprio la garanzia di protezione
che Berlusconi aveva inteso ricercare tramite Dell’Utri.
Di Carlo
ha detto: hanno parlato che lui aveva dei bambini, dei familiari, che
non stava tranquillo, avrebbe voluto una garanzia che qua Marcello mi ha
detto che lei è una persona che mi può garantire questo e altro – dice
Berlusconi a Bontate – Dell’Utri aveva detto che Stefano (Bontate)
poteva garantire, lei mi ha detto: Marcello mi ha detto che lei è una
persona che può garantirmi questo e altro, questo è il discorso che
Berlusconi fa a Stefano Bontate e quest’ultimo si impegnò personalmente a
assicurare con la sua indiscussa autorità mafiosa, indicando a
Berlusconi proprio l’imputato, Dell’Utri per ogni eventuale futura
esigenza, Bontate investe Dell’Utri come ambasciatore tra Berlusconi e
la mafia, lei può stare tranquillo dice Bontate a Berlusconi, se dico
io, può stare tranquillo, deve dormire tranquillo, lei avrà persone
molto vicine che qualsiasi cosa lei chiede, avrà fatto e lei poi ha
Marcello qui vicino per qualsiasi cosa si rivolge a Marcello.
E’
così che inizia tutto, contestualmente stabilendo che avrebbe mandato o
comunque incaricato specificamente qualcuno che gli stesse vicino, ci
metteva Dell’Utri accanto e poi dice: le mando qualcuno, se già non ce
l’ha e infatti di lì a poco in autunno arriva Mangano a Arcore, ciò che
risulta decisivo ai fini del processo è che comunque Mangano fu assunto e
rimase al servizio dell’imprenditore milanese a Arcore con incarico
specifico deciso da Stefano Bontate, uno dei più potenti capi della
mafia siciliana dell’epoca, scelto e mandato lì solo per tale ragione,
rappresentare a chiunque che il suo nuovo datore di lavoro da quel
momento in poi era intoccabile perché godeva della protezione della più
pericolosa e diffusa associazione criminale del paese, da quel momento
Berlusconi diventa intoccabile perché diventa un protetto di Cosa Nostra
e Cosa Nostra in cambio può chiedergli ciò che vuole e lui da quel
momento è condizionabile e ricattabile da Cosa Nostra e quando cerca di
fare un po’ il ritroso, Cosa Nostra mette una bomba di qua, fa una
minaccia di là, una telefonata etc., etc., affinché Dell’Utri intervenga
accrescendo il suo peso all’interno e del gruppo e di Cosa Nostra per
mediare e risolvere la questione.
Ecco perché Berlusconi da quel
momento è nelle mani di Cosa Nostra, consapevolmente, perché? Perché
gliel’ha detto Stefano Bontate, il capo di Cosa Nostra, quindi
Berlusconi non in è inconsapevole, è consapevole! Non è l’imprenditore
estorto e con la pistola alla tempia paga il pizzo alla mafia, è uno che
paga il pizzo alla mafia consapevolmente, infatti da lì cominciano i
versamenti a Cosa Nostra che vanno a finanziare le varie cosche più
vicine prima a Bontate e poi a Riina perché Bontate nel 1981, 7 anni
dopo questo incontro, viene ucciso dai corleonesi che prendono il posto
della vecchia mafia e con i quali Dell’Utri, tramite Mangano che cambia
versante, continua a avere gli stessi tipi di rapporti, fino almeno,
dopo è insufficienza di prove all’anno delle stragi, al 1992.
Dell’Utri
quindi, scrivono i giudici della Corte d’Appello, ha fornito un
rilevante contributo all’associazione mafiosa consentendo a essa con
piena coscienza e volontà di perpetrare un’intensa attività estorsiva ai
danni del facoltoso imprenditore milanese, imponendogli
sistematicamente per quasi 2 decenni, 20 anni, il pagamento di ingenti
somme di denaro in cambio di protezione personale e familiare e anche
dopo la morte del boss, Stefano Bontate avvenuta nel 1981, scrivono i
giudici e la successiva ascesa di Totò Riina, Dell’Utri ha mantenuto
rapporti specificatamente adoperandosi fino agli inizi degli anni 90,
affinché il gruppo imprenditoriale, facente capo a Silvio Berlusconi,
continuasse a pagare cospicue somme di denaro a titolo estorsivo a
sodalizio mafioso, in cambio di protezione a vario titolo assicurata,
quindi per 20 anni Dell’Utri è diventato costante e insostituibile punto
di riferimento sia per Berlusconi che lo ha interpellato ogni volta che
ha dovuto confrontarsi con minacce, attentati e richieste di denaro
sistematicamente subite negli anni, sia soprattutto per l’associazione
mafiosa Cosa Nostra, è inconfutabilmente provato il pagamento da parte
di Silvio Berlusconi delle somme richiestegli in favore di Cosa Nostra,
si ritiene certamente provata la corresponsione da parte del Berlusconi
per il tramite di Dell’Utri di somme di denaro a Cosa Nostra, fino al
1992, sono parole della Corte d’Appello di Palermo.
Difettano
invece elementi certi per affermare che ciò sia avvenuto anche negli
anni successivi e in particolare dopo la strage di Capaci nel periodo in
cui da fine 1993 l’imprenditore Berlusconi decise di assumere il ruolo a
tutti noto nella politica del paese.
Dell’Utri è il mediatore,
abbiamo detto, ma Dell’Utri utilizza anche Cosa Nostra come una specie
di service, di agenzia per il recupero crediti delle aziende di
Berlusconi, anche quando sono crediti in nero, anche quando sono crediti
non dovuti, è ritenuto dimostrato da questi giudici che nel 1992
Dell’Utri manda il boss di Trapani, Vincenzo Virga a reclamare da un
imprenditore trapanese, Vincenzo Garraffa, un credito, un credito che
Garraffa non gli doveva, ma che era il ristorno in nero di una
sponsorizzazione intermediata da Publitalia, quest’ultima pretendeva in
nero la metà del valore di quella sponsorizzazione, Garraffa non aveva
fondi neri e non voleva pagare quei 750 milioni di lire Dell’Utri gli
manda il boss Vincenzo Virga affinché paghi, ma Garraffa rifiuta e
denuncerà Dell'Utri per questo e c'è un processo a Milano nel secondo
giudizio di appello dove Dell’Utri è imputato per l’accusa che la
Cassazione rimandando indietro il precedente verdetto d’appello, ha
ritenuto essere molto probabilmente quella di tentata estorsione
aggravata dalla mafiosità.
Veniamo a un altro punto, ma qui ho
scusate ma un po’ di sintesi di questa sentenza, siamo quindi al periodo
più controverso, quello post 1992, quali erano gli elementi che
facevano ritenere alla Procura e al Tribunale che Dell’Utri abbia
continuato a avere rapporti anche nella stagione politica, nella
stagione Forza Italia? Elementi documentali, non parole di pentiti,
elementi documentali poi spiegati da parole di pentiti, per esempio le
intercettazioni ambientali in un’autoscuola di un certo Carmelo Amato,
uomo di Provenzano, che parlando con suoi amici e picciotti dentro
l’autoscuola, organizzava la campagna elettorale di Dell’Utri per le
europee del 1999 perché Dell’Utri che era appena scampato in Parlamento a
una richiesta d’arresto dei giudici di Palermo grazie al voto del
Parlamento che aveva negato ai giudici l’autorizzazione a arrestarlo,
come poi è avvenuto per Cosentino, solo che allora la maggioranza ce
l’aveva il centro-sinistra, dicevano tra di loro questi mafiosi: bisogna
portarlo in Europa per proteggerlo con una doppia immunità, perché
altrimenti questi pezzi di cornuti (questi giudici) dicevano i mafiosi,
lo fottono!
Quale migliore prova del fatto che se i mafiosi si danno
da fare per salvare le chiappe a Dell’Utri dai giudici e farlo eleggere
dal Parlamento europeo, non lo stanno facendo per un moto spontaneo di
amicizia o di solidarietà, ma evidentemente perché c’è un patto ancora
nel 1999, basta leggerle quelle telefonate per capire che i mafiosi non
fanno campagna elettorale per tizio o Caio se non sono sicuri che poi
tizio o Caio farà delle cose che interessano a loro, non votano così
sulla fiducia.
Gli spiritosi magistrati della Corte D'Appello
I
magistrati della Corte d’Appello molto spiritosamente ritengono che
quelle telefonate non siano sufficienti a dimostrare quel patto e è
strano, perché?
Perché nel 2001, due anni dopo, quando si va alle
elezioni politiche e nello stesso anno si vota alle regionali in Sicilia
quando Forza Italia otterrà 61 collegi su 61 nell’isola, si sentono il
boss di Brancaccio Guttadauro erede dei Graviano, intercettato nel
salotto di casa sua con le cimici, con le ambientali, parlare un po’ con
un altro mafioso, Aragona e un po’ con un tale Pino, del fatto che
Dell’Utri nel 1999 alle elezioni europee, aveva preso impegni con
Gioacchino Capizzi, altro capo mafia anziano e poi però non si era più
fatto sentire e quindi bisognava richiamarlo all’ordine, “Dell’Utri non è
più venuto a Palermo … perché l’unica persona con cui parlava Dell’Utri
lo hanno arrestato, quello con cui
Dell’Utri ha preso l’impegno, ca
fu ddu cristiano, chistu Iachinu Capizzi ca era chiddu di sessant’otto
anni …”, questa è la frase captata in quelle intercettazioni, quindi
secondo i magistrati questa conversazione non è sufficiente a dimostrare
che ci sia stato quel patto politico – mafioso per fare eleggere
Dell’Utri 1996 Parlamento italiano, 1999 Parlamento europeo, 2001 di
nuovo Parlamento italiano ma di più, la prova che sembrava inconfutabile
per dimostrare i rapporti tra mafia e Cosa Nostra erano quelle agende
sequestrate negli uffici di Publitalia dove la Segretaria di Dell’Utri
aveva segnato il 2 novembre e il 30 novembre due appuntamenti con
Mangano, Dell’Utri aveva detto, non riferito specificamente a quei due
appuntamenti lì in quelle due date, anche perché come fa uno a
ricordarsi le date, ma quando i giudici gli contestano quelle agende
dice: ma sì – dopo che era uscito dal carcere nel 1991 dove stava nel
1980 – Mangano veniva ogni tanto a Milano per parlarmi dei suoi problemi
personali di salute, voi capite da una parte le agende con scritto
viene Mangano, arriva Mangano, Mangano Vittorio era mi per parlarle per
problema personale, Mangano verso il 30 novembre 5 giorni prima comunica
con precisione, in una c’è scritto proprio Mangano Vittorio, nell’altra
c’è scritto Mangano, nello stesso mese di novembre quando sta nascendo
Forza Italia, negli uffici di Publitalia a Milano Dell’Utri non è che
dice: non ho mai visto Mangano, dice: no, ogni tanto veniva a trovarmi
per gli appuntamenti, chiedete alla segretaria, così dice, i giudici
riescono a scrivere che intanto il Mangano del secondo appunto potrebbe
non essere Vittorio, visto che non c’è scritto Vittorio, ma un altro
Mangano, un certo Roberto Mangano che sta in un’agenzia di Dell’Utri e
che poi Dell’Utri non ha affatto ammesso di incontrare Mangano in quel
periodo, solo perché ha detto che non si ricorda se l’ha incontrato
proprio il 2 o il 30 novembre, ma si ricorda che comunque in quel
periodo lo frequentava per parlare di problemi di salute Dell’Utri
essendo laureato in legge, è diventato evidentemente il medico personale
di Vittorio Mangano che a Palermo non trova un medico legato alla mafia
per farsi visitare, pensate l’assurdità!
I giudici non si
limitano a dire che non è sicuro che quegli incontri siano avvenuti o
che quel Mangano era proprio il Vittorio Mangano, no arrivano a dire che
quei due incontri non si sono affatto verificati, emerge la prova che
quei due incontri non si sono affatto verificati! Qui siamo veramente
nel regno di Alice nel paese delle meraviglie! E’ qui che si ha come
l’impressione che si sia proprio deciso sistematicamente di staccare il
Dell’Utri politico e quindi il Berlusconi politico dalla mafia per
confinare il tutto al periodo imprenditoriale, se qualcuno innamorato di
certe espressioni altisonanti, le sentenze politiche, volesse trovare
qualche elemento in materia, beh, qui ci sono degli elementi in materia,
chi parla di sentenze politiche, qua potrebbe trovare qualche elemento
per parlarne, perché qui proprio si prendono queste agende e si fa di
tutto per non capire quello che emerge da queste agende.
Ma c’è
di più, ci sono degli incontri sui quali pare esserci poco dubbio, un
anno dopo, tra Dell’Utri e Mangano, parlano molti collaboratori di
giustizia e in termini molto convincenti, ci sono anche dei riscontri,
siamo alla fine del 1994, quando sta per cadere il governo Berlusconi e
Mangano riceve da Dell’Utri la promessa di provvedimenti favorevoli alla
mafia, poi cade il governo Berlusconi e cosa succede? Succede che nei
mesi successivi in Parlamento, sotto il Governo Dini, ma anche con i
voti di Forza Italia, passa la famosa riforma della custodia cautelare
che rende molto più difficile arrestare e tenere in carcere i mafiosi,
oltre che i colletti bianchi, il Ministro della Giustizia del Governo
Dini è un uomo molto vicino a Berlusconi, Filippo Mancuso, quello che
poi diventerà un parlamentare di Forza Italia, anche se all’epoca era un
tecnico e poi litigherà negli anni successivi.
Quindi quale
migliore prova del fatto che poi si sono veramente verificati quei
provvedimenti che Dell’Utri aveva promesso a Mangano, sapete che in
materia di giustizia le maggioranze e le minoranze contano poco, le
peggiori leggi pro mafia in questi anni sono sempre state votate da
destra e sinistra insieme sia che governasse il centro-sinistra, sia che
governasse il centro-destra, in quel momento poi c’era un governo
tecnico di Dini, sul quale c’era la Lega, il centro-sinistra in
maggioranza e dentro il governo e Berlusconi che aveva votato contro la
fiducia, ma che poi su questo provvedimento contro la giustizia, aveva
votato a favore, Dell’Utri poteva tranquillamente promettere
provvedimenti anche se in quel momento al governo Berlusconi non c’era
più, perché? Perché le leggi in materia di giustizia, pro mafia venivano
fatte trasversalmente e poi comunque questa legge c’è stata, è stata
approvata nell’agosto 1995, cosa dicono i giudici?
E’ uno dei
passaggi più strepitosi: non risulta del tutto inverosimile che Vittorio
Mangano abbia falsamente riferito di avere affrontato con i suoi
referenti milanesi, discorsi su garanzie, promesse e interventi a favore
per Cosa Nostra, al fine di mantenere un ruolo di prestigio in seno al
sodalizio mafioso, o persino al solo scopo di accreditarsi some
indispensabile e insostituibile per sfuggire a una condanna a morte che
rischiava anche per le sue malefatte interne alla sua cosca e di cui
potrebbe avere avuto già sentore, al di là della ritenuta insufficienza
di prove idonee a approvare l’assunzione di impegni e la prestazione di
promesse da parte dell’imputato Dell’Utri nei confronti di Cosa Nostra
per il tramite di Mangano, non è irragionevole ritenere che questi,
Mangano, possa avere millantato con altri mafiosi: Cocuzza, La Marca
etc. che l’hanno poi raccontato, anche riferendo loro di colloqui
realmente avvenuti e i pretesi impegni che in realtà invece non erano
mai stati assunti, un mafioso che già rischia la pelle perché ha fatto
qualche marachella interna alla sua cosca, cosa fa? Si inventa di avere
parlato con Dell’Utri e di avere ricevuto garanzie da Dell’Utri, quindi
inganna i mafiosi con il rischio che se lo scoprono o vanno a
verificare, se c’era qualche dubbio o accopparlo o no, lo accoppano di
sicuro perché sapete che millantare all’interno di Cosa Nostra non è
come millantare stando a Palazzo Chigi o firmando il contratto con gli
italiani, se uno millanta all’interno di Cosa Nostra lo accoppano
all’istante, su vicende politiche di questa delicatezza, pensate quando
Salvo Lima e Ignazio Salvo hanno promesso che il maxiprocesso sarebbe
finito in assoluzione e poi è finito in condanna, Riina li ha fatti
sparare per la strada e erano referenti politici, non erano picciotti
comuni come Vittorio Mangano o capi mafia come era diventato Vittorio
Mangano nella famiglia di Porta Nuova e quindi millantava, quindi
praticamente noi dobbiamo credere, questa è la cosa un po’ ridicola di
questa sentenza, che dà veramente l’impressione di un’arrampicata sui
vetri per il periodo post 1992 che la mafia decide nel 1994 di votare
Forza Italia perché le piaceva il programma di Forza Italia, molto
simile al suo, scrivono i magistrati che è provato che nel 1994 la mafia
vota in massa per Forza Italia, può ritenersi che tra la fine del 1993 e
i primi mesi del 1994 in concomitanza con la nascita del partito
politico Forza Italia voluto da Berlusconi e creato con il determinante
contributo organizzativo di Dell’Utri in Cosa Nostra, maturò
diffusamente la decisione di votare per la nuova formazione e lo stesso
avvenne poi anche nel 1999 come abbiamo visto, ci sono i picciotti
nell’autoscuola che organizzano la campagna elettorale, ciò però non
significa, perché non c’è la prova certa, che ci sia stato un accordo,
il Mangano delle agende potrebbe anche essere un omonimo, gli incontri
con Dell’Utri nel 1994 potrebbero essere delle millanterie di Mangano,
Spatuzza che parla di quel patto per cui furono fatte le stragi poi per
accelerare la discesa in campo, non è attendibile, perché non è
attendibile?
Perché non l’ha detto subito, siamo alle solite,
qui è come se i giudici si fossero sempre occupati di furto di bestiame e
non avessero esperienza, in realtà ce l’hanno, di storie di mafia e non
sapessero che il mafioso prima ti dice le cose meno gravi, quando si
pente, oppure prima ti dice le sue, poi con una certa ritrosia tira in
ballo gli amici, poi alla fine con enorme fatica tira in ballo i
politici, Buscetta impiegò 10 anni per fare il nome di Andreotti che non
aveva fatto neanche davanti al Falcone, perché? Perché è così, è
inevitabile, è umano, hanno paura, lo sanno cosa gli succede quando
toccano il livello politico, secondo questi giudici spiritosi il fatto
che Spatuzza abbia detto soltanto dopo diversi mesi le cose che
riguardavano specificamente Berlusconi e Dell’Utri che poi era
semplicemente un incontro che lui aveva avuto e un colloquio che ha
avuto con Graviano, mica cose paragonabili alla sua partecipazione alla
strage di Via d’Amelio, diventa secondo i giudici tardivo e quindi
inattendibile, come se uno solo perché dice una cosa tardi fosse
inattendibile, non si capisce cosa c’entri!
Testimoni che non possono testimoniare
Ciancimino?
Massimo Ciancimino, qui siamo al capolavoro, non l’hanno mai sentito i
giudici della Corte d’Appello, non l’hanno voluto sentire, non l’hanno
mai visto in faccia, hanno semplicemente esaminato verbali trasmessi, ma
i processi si fanno con i testimoni in aula, soprattutto quando sono
nuovi, appena arrivati, li senti tu i testimoni, verifichi tu se sono
attendibili, loro decidono che è inattendibile senza averlo neanche
visto in faccia, anzi avergli neanche fato una domanda, senza avergli
neanche parlato una sola volta, guardate che è molto strano! Tutto ciò
che porta a ritenere che ci sia stato un patto politico – mafioso alla
base della nascita di Forza Italia e del voto che loro stessi ritengono
che la mafia abbia dato per anni a Forza Italia, viene buttato via in
qualche modo con qualche arrampicatina sugli specchi e così dobbiamo
pensare che è possibile la tesi di un’adesione di Cosa Nostra sorta
spontaneamente, indotta e determinata dalla convinzione che il sodalizio
mafioso avrebbe avuto certamente da guadagnare da un programma
garantista sui temi della giustizia, quale quello adottato dalla nuova
formazione, è sicuro che Dell’Utri aveva avuto rapporti con la mafia
fino al 1992 provati, è sicuro che Berlusconi ha pagato la mafia fino
alla vigilia della strage di Capaci, ma quando la mafia vota per loro,
un anno e mezzo dopo e decide di votare per loro nell’autunno del 1993
lo fa così, in base a una sintonia programmatica, gli piace al programma
di Forza Italia ai mafiosi, è garantista e quindi per la prima volta
nella loro vita danno il voto al buio!
Non si mettono d’accordo
prima con quelli che andavano a votare e badate che in questa stessa
sentenza c’è scritto che negli anni 80, una delle ragioni per cui
Berlusconi subì attentati e estorsioni, era proprio il fatto che la
mafia voleva agganciare i socialisti, Craxi, prima di votarli, tant’è
che ci fu la bomba alla Villa di Via Rovani nel 1986 e poi nelle
elezioni del 1987 i mafiosi votarono per il Psi, per dare una lezione
alla Democrazia Cristiana che non aveva bloccato il maxiprocesso di
Falcone e Borsellino, adesso che cambia il quadro politico e la mafia
deve decidere per chi votare nel 1994, cosa fa? Vota sulla fiducia,
eppure il partito l’ha fondato Dell’Utri, uno con il quale loro potevano
parlare, eppure ci sono le agende nelle quali è segnato almeno uno dei
due appuntamenti certamente tra Mangano e Marcello Dell’Utri e molti
pentiti dicono che era proprio Mangano quello che andava a fare il pony
express tra Milano e Palermo per verificare lo stato di avanzamento
lavori della nascita di Forza Italia, tutto questo è ritenuto o
insufficiente o addirittura mai avvenuto secondo questi giudici, ecco
perché qualche appassionato delle sentenze politiche potrebbe anche
parlare di sentenza politica per questa parte e ecco perché, forse, ci
sono spazi e margini per un ricorso in Cassazione, fermo restando il
rispetto che ognuno deve a ogni sentenza, il rispetto vuole dire intanto
leggerle, cercare di capirle e poi nel caso in cui evidenzino punti
deboli, farli sapere.
Tratto da: voglioscendere.ilcannocchiale.it
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