di Umberto Ambrosoli - 29 settembre 2011
Gli arresti eseguiti ieri a Brescia nell'ambito di un'indagine della
Direzione distrettuale antimafia sul traffico di droga dal Sud America,
sono nuovo invito a un impegno diffuso per contrastare l'espansione
della criminalità mafiosa nel Nord Italia.
Dagli anni Settanta assistiamo sempre con maggior frequenza a fatti di
criminalità mafiosa, indagini, processi e maxiprocessi in tutte le
regioni del Nord: sappiamo che la mafia c'è.
Le enormi disponibilità economiche delle mafie devastano il mercato. Così ci sono imprese ed esercizi commerciali che possono vendere a prezzi assai contenuti i propri prodotti annientando la concorrenza. Spesso, poi, un concorrente «sano» viene eliminato con intimidazioni ed estorsioni e quasi sempre all'esito del calvario dell'usura sono soggetti mafiosi a rilevare il negozio o l'impresa. In taluni contesti le imprese legate alle mafia hanno raggiunto posizioni di monopolio, divenendo cioè interlocutori pressoché necessari anche di chi la mafia non vorrebbe.
Perché questi e tanti altri passaggi abbiano luogo è necessario l'intervento di molti soggetti che, con la mafia, pensano di non avere nulla a che spartire: da impiegati di banca a liberi professionisti, da imprenditori a semplici acquirenti. Eppure il contributo che essi offrono è essenziale: senza di loro l'espansione delle mafie è inimmaginabile. Ciò significa però che c'è una reazione possibile alle mafie, ulteriore rispetto alla repressione istituzionale: maggiore attenzione, senso critico nel proprio quotidiano e responsabilità possono essere valido argine. Una reazione della quale essere protagonisti, senza delegare.
Tratto da: Corriere della Sera
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