di Graziella Proto - Casablanca - 26 luglio 2011
"Rita, non t'immischiare, non fare fesserie"
le aveva detto ripetutamente la madre, ma, Rita aveva incontrato Paolo
Borsellinoun uomo buono che le sorride dolcemente, e lei parla,
parla…racconta fatti. Fa nomi.
Indica persone, compreso l'ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto.
"Fimmina lingua longa e amica degli sbirri" disse qualcuno
intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò
nessuno. Non andò neppure sua madre, che, disamorata, fredda e
distaccata, l'aveva ripudiata e minacciata di morte perché quella
figlia così poco allineata, per niente assoggettata, le procurava
stizza e preoccupazione. Inoltre, sia a lei che a quella poco di buono
di sua nuora, Piera Aiello, che aveva plagiato a picciridda, non
perdonava di aver "tradito" l'onore della famiglia.
Si recherà al cimitero parecchi mesi più tardi, e con un martello, dopo
aver spaccato il marmo tombale, rompe pure la fotografia della figlia,
una foto di Rita appena adolescente. Figlia di un piccolo boss di
quartiere facente capo agli Accardo, Rita Atria è nata e cresciuta a
Partanna, piccolo comune del Belice, una vasta zona divenuta famosa
perché distrutta dal terremoto. Un territorio in cui, in quel periodo,
si dice circolasse denaro proveniente dal narcotraffico, e di cui Rita
non sopporta le brutture, le vigliaccherie, la tristezza. L'ignavia
delle donne. "Una donna sa sempre cosa sta combinando suo marito o suo
figlio" ha spiegato Piera Aiello moglie di Nicola Atria, fratello di
Rita, e lei condivide con convinzione. Sensibile all'inverosimile, eppur
ostinata, caparbia, fin dall'adolescenza dimostra di essere molto dura
ed autonoma. Acasa sua, faide, ragionamenti, strategie, vecchi
rancori, interessi di ogni tipo, erano all'ordine del giorno, perché,
suo padre, don Vito Atria, ufficialmente pastore di mestiere, era un
uomo di rispetto che si occupava di qualsiasi problema; per tutti
trovava soluzioni; fra tutti, metteva pace, "…per questioni di
principio e di prestigio…- sosteneva Rita - senza ricavarne particolari
vantaggi economici…" tranne quello di rubare bestiame tranquillamente
ed avere buoni rapporti con tutti quelli che contavano.
Cionostante, il 18 novembre dell'85, don
Vito Atria, non avendo capito che il tempo è cambiato, e che la droga
impone un cambio generazionale, è stato ucciso. Rita innanzi a quel
cadavere crivellato di colpi, fra gli urli e gli impegni di
rappresaglia dei famigliari, anche se appena dodicenne, dentro di sé,
comincia ad rimestare vendetta. Ma la morte del padre le lascia un
vuoto.
Rita, allora, riversa tutto il suo affetto e la sua devozione sul
fratello Nicola. Ma Nicola era un "pesce piccolo" che col giro della
droga, aveva fatto i soldi e conquistato potere. Girava sempre armato e
con una grossa moto. Quello con il fratello diventa un rapporto molto
intenso, fatto di tenerezza, amicizia, complicità, confidenze. E'
Nicola, infatti, che le dice delle persone coinvolte nell'omicidio del
padre, del movente; chi comanda in paese, le gerarchie, cosa si muove,
chi tira le fila… trasformando così una ragazzina di diciassette anni,
in custode di segreti più grandi di lei.
Tutto ciò non le impedisce di innamorarsi e fidanzarsi con Calogero, un
giovane del suo paese. Fino al 24 giugno del 91, il giorno in cui
anche suo fratello Nicola viene ucciso e sua cognata Piera Aiello che
da sempre aveva contestato a quel marito le frequentazioni e i suoi
affari, collabora con la giustizia e fa arrestare un sacco di persone.
Calogero interrompe il fidanzamento con Rita perché cognata di una
pentita e sua madre Giovanna va in escandescenze.
Dopo il trasferimento in località segreta di Piera e dei suoi figli,
Rita a Partanna è veramente sola: rinnegata dal fidanzato e dalla
mamma, non sa con chi parlare, con chi scambiare due parole.
Sottomettersi come sua madre o ribellarsi?
All'inizio di novembre, ad appena diciassette anni, decide di
denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così
l'assassinio del padre e del fratello. Incontra il giudice Paolo
Borsellino, un uomo buono che per lei sarà come un padre, la proteggerà e
la sosterrà nella ricerca di giustizia; tenterà qualche approccio per
farla riappacificare con la madre.
La ragazzina inizia così una vita clandestina a Roma. Sotto falso nome,
per mesi e mesi non vedrà nessuno, e soprattutto non vedrà mai più sua
madre. L'unico conforto è il giudice. Ma arriva l'estate del '92 e
ammazzano Borsellino, Rita non ce la fa ad andare avanti. Una settimana
dopo si uccide[...]
Fonte: familiariVittimediMafia.com
Tratto da: 19luglio1992.com
< Prec. | Succ. > |
---|