di Gianni Barbacetto - 17 novembre 2010
“La giustizia vuole più dolore che collera”, scriveva Hannah Arendt. Ma resta solo la collera, di fronte a una giustizia che non riesce a fare giustizia e a dare un senso al dolore. Dopo 40 anni dalla madre di tutte le stragi italiane, quella di Piazza Fontana, dopo 20 anni dalla caduta del Muro di cui le stragi sono figlie, ora cade anche l’ultima speranza di ottenere una verità giudiziaria su quella storia nera: assolti tutti gli imputati del terzo processo per la bomba in Piazza della Loggia a Brescia.
In aula, però, Tramonte è tornato “Tritone”. Vedremo ora se le motivazioni della sentenza, che dichiara l’impossibilità di stabilire con certezza le responsabilità penali individuali, ci permetteranno almeno di poter affermare una verità storica. Come le motivazioni per Piazza Fontana (1969) e per la strage alla Questura di Milano (1973), che sostengono comunque che per quelle “operazioni” è certa la paternità di Ordine nuovo e sicura la presenza di apparati dello Stato che depistarono le indagini e sottrassero prove e testimoni.
Certo non è consolante vedere come negli ultimi anni sia stata di molto ampliata l’area coperta dal segreto di Stato e l’impunibilità per i servizi segreti. Sembra proprio che l’Italia non voglia imparare nulla dalla propria storia.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
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