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Sgarbi, i Salvo e il garantismo |
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di Rino Giacalone - 9 giugno 2009
La scena non è nuova, ed è sempre la stessa. Dalla mafia che non esiste siamo passati a quella che c’è, ma non è quella che conta, non inquina, non condiziona, soprattutto non fa più ammazzamenti vari e non arriva ai sindaci.
Fra mafia e antimafia, fra ieri e oggi
Così facendo i confini, tra mafia e antimafia, diventano sottili, finiscono quasi con il fondersi, e il mafioso che si infila in questi ambiti non perde tempo a ritrovarsi a contatto con l’altra parte, si confonde, se qualcuno prova a mettere qualche paletto, a dividere le cose, ecco che scoppia la polemica. E in tutto questo il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi mostra grandi capacità. L’invito che gli era stato rivolto di spendere il suo tempo a capire bene il territorio della provincia di Trapani dove ha deciso di tornare a misurarsi da politico, l’invito a leggere un po’ di carte è stato come respinto al mittente, forse ha avuto poco tempo per leggere, ora che è pure impegnato a tentare la scalata al Parlamento Europeo, partendo dalla Sicilia e stando adesso con l’Mpa di Lombardo con il quale ha cominciato a dialogare litigando su Garibaldi e poi anche a proposito della partecipazione alla Sicilia alla Borsa del Turismo, quando a Sgarbi il presidente Lombardo preferì il giornalista Alessandro Cecchi Paone, comunque il sindaco successivamente se lo nominò assessore-consulente a Salemi, ma Cecchi Paone da quelle parti pare non si sia mai fatto vedere. Lombardo invece si, è venuto a far pace, a rimettere ordine nella storia, restando però anti Garibaldino, al contrario di Sgarbi.
Ultime notizie da Salemi
L’idea di fare il museo della mafia Sgarbi non l’ha abbandonata, i mafiosi stanno bene in carcere, non nei musei, ma lui l’ha inaugurato lo stesso questo museo nell’antico castello di Salemi, con una mostra dei quadri che ritraggono i volti dei mafiosi. Ora la scelta di mettere i mafiosi in mostra non è una bella cosa. E per diverse ragioni, la prima fra tutti che fior di investigatori da queste parti della provincia di Trapani ci dicono che Cosa Nostra è cresciuta grazie al fatto che i boss agli occhi di tanti sono degli idoli, metterli in mostra, come dei divi, perciò rischia di aggiungere danno ad altro danno. Vogliamo ritenere, e ci crediamo che sia andata così, che Sgarbi questa valutazione non l’abbia mai letta, sempre per quella mancanza di tempo.
La mostra si ma senza un quadro...
Dalla mostra però un quadro è stato tolto, quello dell’esattore, proprio di Salemi, Nino Salvo, non è una faccia di mafioso, secondo Sgarbi, perché nessuno lo ha mai condannato per mafia: «Lo faccio – ha spiegato Sgarbi – non in difesa di una persona, ma di un principio, e cioè il garantismo, visto che Nino Salvo, al contrario del fratello Ignazio, non ha mai subito condanne per reati di mafia». Al di là che i due erano cugini e non fratelli, ma non è un errore per ignoranza, semplice svista, è stupefacente la biografia offerta, fuori dalla virgolette delle dichiarazioni, dall’ufficio stampa del sindaco. “Nino e Ignazio Salvo, meglio conosciuti come «i cugini Salvo» o «gli esattori di Salemi», sono stati esponenti dell’ex Democrazia Cristiana ed hanno gestito per anni le esattorie siciliane. Nino Salvo è morto il 19 gennaio del 1986 in una clinica di Bellinzona per un tumore. Ignazio è stato condannato per associazione mafiosa; il 17 settembre del 1992 venne ucciso da un gruppo di killer capitanato da Leoluca Bagarella”. Tutto qui? Forse è troppo poco. E’ giusto che Sgarbi e chi legge sappia certe cose.
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