di Maria Loi - 21 agosto 2008
Roma. Dopo le dichiarazioni del premier sono stati immediati i commenti
di Antonio Di Pietro e del pm Antonio Ingroia. Pubblichiamo di seguito
uno scritto di Giovanni Falcone "Siamo corporativisti e poco
professionali" che spiega chiaramente qual'era il pensiero del giudice.
Il premier Silvio Berlusconi è stato intervistato dal settimanale
"Tempi" e in merito alla riforma della giustizia ha dichiarato che il
governo punta a <<mettere in pratica molte delle idee di Giovanni
Falcone: separazione dell'ordine degli avvocati dell'accusa dall'ordine
dei magistrati, indirizzo dell'azione penale superando l'attuale
ipocrisia della finta obbligatorietà, criteri meritocratici nella
valutazione del lavoro dei magistrati>>. Poi ha aggiunto:
<<Vogliamo valorizzare i tanti magistrati seri che svolgono il
loro lavoro in modo coscienzioso, con spirito di sacrificio e spesso
rischi personali. Purtroppo il loro lavoro e' offuscato da pochi altri
che, per pregiudizio ideologico unito a smania di protagonismo,
proiettano con comportamenti deviati un'immagine distorta della
magistratura italiana. Noi -- ha concluso - siamo dalla parte dei
magistrati, non delle frange ideologizzate e giustizialiste>>.
Il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro ha risposto così alle esternazioni del premier:
<<Berlusconi lasci stare Falcone, è come il diavolo che parla
dell'acqua santa>>. Per Di Pietro in realtà <<i problemi
della giustizia stanno nella mancanza di fondi e nella penuria del
personale, e non nella mancata separazione delle carriere. Così si
vuole soltanto sottomettere la giustizia al potere politico per segnare
la parola 'fine' alla certezza del diritto. E' incredibile sentir dire
a Berlusconi che in Italia ci sono tanti magistrati seri, ma sappiamo
che per il presidente del Consiglio tutti i giudici sono buoni tranne
quelli che indagano su di lui e sui suoi amici. Poi parla di criteri
meritocratici per valutare il lavoro dei giudici, ma la vera
meritocrazia è quella dei magistrati che non si fermano davanti a
nessuno, tanto meno davanti al potente di turno>>.
<<Giovanni Falcone - ha aggiunto poi Di Pietro - ha combattuto la
mafia, Berlusconi molte volte ha ammiccato a mafiosi: anzi, si è
portato a casa anche qualche stalliere e ha pure candidato in
Parlamento qualcun altro condannato per aver favorito la mafia>>
Il sostituto procuratore della Dda Antonio Ingroia ha commentato così
le dichiarazioni del premier: <<Chi ha conosciuto bene Falcone a
Palermo, invece sa quali fossero le idee per la giustizia - dice
Ingroia - e siccome il suo chiodo fisso era la lotta alla mafia, per la
quale si è sacrificato, sarebbe bene che il presidente Berlusconi se
volesse davvero mettere in pratica le idee di Falcone di fronte ad una
mafia che è ritornata a imperversare nel Paese, uccidendo in Calabria e
in Campania, si dedichi all'urgente approvazione di un testo unico
antimafia, un testo unico anti riciclaggio, la costituzione di
un'agenzia per la gestione dei beni confiscati alla mafia e pensi alla
dotazione di uomini, mezzi e strumenti legislativi ai magistrati e
strumenti alle forze dell'ordine invece che tagliare sui fondi
destinati a giustizia e sicurezza e sugli strumenti legislativi a
disposizione, come dimostra il disegno di legge sulle intercettazioni e
il progetto di riforma della magistratura>>.
Il pm ha concluso dicendo: <<E' la mafia che va colpita e non la magistratura>>.
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