di Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino - 6 giugno 2011
C’è un ragionevole motivo per cui Lucky Luciano, il potente boss siculo americano recluso dal 1936 nel carcere americano di Dannemora per scontarvi almeno cinquant’anni di galera, fu invece liberato verso la fine del 1945 e spedito in Italia.
I documenti che l’Archivio Casarrubea ha rintracciato nel 2004 a College Park (Maryland) nel fondo “Lucky Luciano”, sono inoppugnabili. Finalmente si ha la prova definitiva e certa che Lucky Luciano, prestò la sua collaborazione per assicurare ogni controllo contro eventuali sabotaggi nel porto di New York, ma non poté partecipare direttamente a nessuna azione in favore dello sbarco americano in Sicilia. Del resto gli americani non ne avevano bisogno. Invece il boss corruppe diverse autorità americane per raggiungere prima l’Italia e poi attivare su scala mondiale il traffico di eroina. Divenne così il caposcuola dei traffici internazionali di droga.
Le mazzette pagate personalmente dal boss di Lercara Friddi raggiunsero i 150 mila dollari mentre la mafia italiana sborsò l’enorme cifra di 500 mila dollari.
E’ quanto ci racconta un documento
segretato per sessant’anni nel quale si parla di un colloquio avuto da
Charles Siragusa, agente dell’ Office of strategic services fin dal 1944
agli ordini di James Angleton, con Mike Stern, agente del Cic
(Counter intelligence Corps) e celebre giornalista americano di quegli
anni. I due si incontano il 23 luglio 1952 a Roma e si scambiano
informazioni su Salvatore Lucania, all’epoca di casa a Napoli, dopo il
suo arrivo in Italia nel febbraio 1946. Stern racconta a Siragusa, in
quel momento special agent della Squadra narcotici americana, a Roma,
che avendo intervistato il boss siculo americano “gli ha fornito alcune
informazioni confidenziali che corroborano un memorandum datato 16
agosto 1951, redatto dall’agente della Narcotici Joseph Amato. In questo
documento, si afferma che ‘Lucky ha pagato una prima rata di 150.000
dollari alle ‘persone giuste’, perchè gli concedessero la libertà
vigilata” e che “la mafia italiana ha pagato complessivamente 500 mila
dollari a Moses Polakoff, l’avvocato di Luciano, per garantire che il
boss fosse rilasciato dalla prigione in libertà vigilata. Polakoff
[aveva] consegnato il denaro a Charles Breitel, l’ex collaboratore
legale del governatore di New York Johan E. Dewey. Si aggiunge inoltre
che “Luciano ha chiesto a Stern di giurare di mantenere il segreto sulla
faccenda.
Un altro motivo che ha convinto Stern a non pubblicare questa perla di
notizia è il seguente: Stern temeva di esporsi a una querela per
diffamazione che avrebbe coinvolto politici di alto rango”.
Nel documento si chiarisce ancora che “Luciano non sa a quante persone siano stati distribuiti questi 500 mila dollari. Se ne deduce che Breitel abbia incassato la parte del leone di questa somma e che Haffenden, l’ex comandante della Marina militare statunitense, abbia ricevuto anch’egli una buona fetta della torta. Ma forse, anche il governatore Dewey in persona – leggiamo - ha ricevuto una parte del denaro. Di recente – chiarisce ancora Siragusa- ho letto che Breitel è in buona posizione per essere nominato dal governatore Dewey alla Corte Suprema di giustizia dello Stato di New York”.
A cosa serviva quel fiume di denaro? Evidentemente l’investimento che la mafia italiana voleva fare sul futuro di Lucky Luciano non era solo un affare privato. Infatti è ragionevole ritenere che le mazzette della mafia italiana intascate da politici ed autorità militari di alto rango degli Usa, servano a operazioni che la potente organizzazione criminale intendeva impiantare nel nostro Paese, in vista della nascita di ‘Cosa Nostra’, e della Santissima trinità.
Nessun boss sarebbe stato in grado di compiere il salto di qualità che Luciano fa fare alla mafia su scala planetaria.
Quando alla fine del 1945 esce in libertà vigilata, Luciano riprendere in grande stile le sue attività criminali assieme a Frank Costello, il quale ha ampie entrature politiche.
In America, dal febbraio 1946 diventa plenipotenziario di Lucky Luciano, Meyer Lansky, il capo della mafia ebraica. I collegamenti tra mafia americana e italiana sono mantenuti dal gangster Joe Biondo e da Joe Pici. Quest’ultimo nel 1948 contrabbanda negli Usa un’enorme quantità di eroina sotto il controllo di Lucky, già in Italia da due anni.
La trattativa si sviluppa alla fine del 1945 e si risolve per il sistema Italia nel blocco ultradecennale del processo democratico in Italia, tenuto a battesimo di sangue con le stragi siciliane del 1947. In cambio la mafia ottiene luce verde sul traffico di eroina a livello mondiale.
In definitiva il boss di Lercara Friddi è funzionale all’Italia non tanto nel 1943, nel frangente dello sbarco, ma negli anni successivi a questo evento per gli equilibri politici che si dovevano determinare, anche mettendo d’accordo i vecchi capimafia ancora fermi alle vecchie logiche dei feudi.
Tratto da: casarrubea.wordpress.com
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