di Salvatore Borsellino - 3 ottobre 2010 - VIDEO ALL'INTERNO!
Un saluto e un abbraccio a tutti, al Popolo Viola, alle Agende Rosse. a tutti i movimenti e agli uomini, alle donne, ai giovani, agli anziani, ai disabili, agli studenti, agli operai che sono venuti qui oggi per combattere questa nuova battaglia.
Battaglia nuova ma sempre eguale perché anche il 5 dicembre dell'anno
scorso eravamo qui a gridare la nostra rabbia, la nostra nostra voglia
di ritornare a vivere in un paese libero, un paese in cui i nostri figli
possano tornare ad avere un futuro degno di questo nome, un paese il
cui il fresco vento della libertà spazzi finalmente via i miasmi del
compromesso morale che hanno reso l'aria irrespirabile e la melma di
quella corruzione che sembra ormai essere diventata regola di vita nei
centri del potere.
Non è cambiato molto da allora, anzi siamo sempre più scivolati verso il fondo di quel baratro che sembra non avere mai fine.
Si, è vero, alcune leggi liberticide che erano sul punto di essere
approvate sono state bloccate, ma se ciò è avvenuto non è stato per
l'azione di quella opposizione che, a parte qualche voce che grida nel
deserto, sembra essersi dissolta e sembra piuttosto essere sempre più
impegnata a disputarsi gli inutili posti di comando di un esercito ormai
in rotta.
E' stato piuttosto grazie alle lotte interne ai partiti di potere ed
alla tardiva resipiscenza di chi fino ad oggi e per lunghi anni, è stato
complice di chi, pur salito al governo per volontà popolare, ha fin dal
primo momento pensato a difendere solamente i suo interessi e a
sottrarsi a quei processi contro i quali, sovvertendo o tentando di
sovvertire i principii della nostra Costituzione, ha eretto scudi, muri e
impedimenti di ogni tipo.
Perché questo è quello che è stato fatto ed è tuttora in corso, un
tentativo, in parte riuscito, di sovvertimento dei nostri principii
costituzionali e per questo ritengo che sia stato appropriato e non
eccessivo il termine di "stupro" usato da Antonio Di Pietro nel corso
della dichiarazione di voto per l'ennesima questione di fiducia posta
dal presidente del consiglio.
Fiducia che è servita per andare alla conta dei voti dopo una vergognosa
campagna acquisti, un mercato delle vacche soltanto in parte riuscito.
E' appropriato il termine ma non sufficiente perché non di un solo
stupratore si tratta, ma di una banda di stupratori, di un stupro di
gruppo.
A venire stuprata è la Giustizia, è la scuola, è il diritto allo studio,
il diritto al lavoro, il principio di eguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge, il principio della separazione dei poteri dello S, a
venire stuprata è la nostra Costituzione.
Abbiamo assistito, nel corso di questo ennesimo tentativo condotto da
questo incantatore di serpenti, da questo illusionista i cui trucchi
sono ormai svelati, ad un sceneggiata degna di Zelig, ad una
rappresentazione che potrebbe essere una farsa se non fosse in realtà
una tragedia.
Come si possono chiamare altrimenti le promesse di portare a termine in
breve tempo quella Salerno-Reggio Calabria che da decenni è un cantiere
senza fine, necessario per continuare a foraggiare tramite nuovi appalti
quella camorra e quella ndrangheta che ne controllano il territorio?
Come si può promettere di fornire entro l'anno il progetto esecutivo del
ponte di Messina, un ponte tra la mafia e la ndrangheta, un ponte tra
due regioni quasi del tutto prive di infrastrutture e che dall'esistenza
di quel ponte, ove fosse tecnicamente possibile realizzarlo, e questo è
ancora da dimostrare, non potrebbero trarre altro vantaggio se non
quegli appalti per la sua costruzione che verrebbero ancora una volta
gestiti dalla criminalità organizzata?
Come si possono accettare senza ridere, o meglio senza piangere, le
parole di chi sostiene addirittura di aver salvato il mondo convincendo
Obama a stanziare i fondi per salvare le banche americane dal
fallimento, quando in ogni caso questa operazione non ha salvato il
mondo ma soltanto ls casta dei banchieri?
Come pensa di poter far credere questo un uomo che è ormai screditato
internazionalmente a tutti i livelli e che, inevitabilmente, insieme a
se stesso, ha gettato il discredito su tutto il nostro paese?
Come si può accettare questo da chi si è praticamente genuflesso di
fronte al dittatore libico Gheddafi, un altro satrapo con il quale
divide la responsabilità delle centinaia di disperati annegati nel
canale di Sicilia o morti nelle marce forzate attravesio il deserto
libico dopo essere stati respinti nel loro disperato tentativo di
sfuggire alla fame e all'oppressione?
Anche il sentimento di solidarietà, che era una delle caratteristiche del nostro popolo, è stato stuprato e distrutto.
Ma quello che ha passato ogni limite, quello che mi ha sconvolto, è
stato sentire citare da quest'uomo, un uomo che ha definito la nostra
Costituzione un insieme di regole vecchie e inutili, un inferno per chi
deve governare, una serie di compromessi di matrice "catto-comunista",
citare Pietro Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione.
Non possiamo accettare che il nome di un uomo che sulla nostra
Costituzione ha scritto tra le più belle pagine mai scritte, passi per
la bocca di chi la Costituzione irride e vilipende quotidianamente, non
sufficientemente contrastato, purtroppo, da chi della nostra
Costituzione dovrebbe essere il garante.
Un uomo il cui governo è tenuto in vita grazie al sostegno di chi
considera un'offesa la stessa esibizione della bandiera italiana e vuole
riempire le nostre scuole con simboli del proprio partito piuttosto che
con i simboli del nostro Stato
Non è passato invano però questo ultimo anno e il desiderio che espressi
l'anno scorso che al presidente del consiglio fosse accordato quello
che è un suo diritto, quello di essere processato, forse sta per
diventare realtà.
Dei Giudici coraggiosi, nelle Procure di Palermo, di Caltanissetta, di
Firenze, stanno dissipando il pesante velo nero che finora ha coperto i
veri responsabili delle stragi del '92 e del '93, stanno portando alla
luce le trame che hanno portato a quelle stragi e alla nascita, sul
sangue di quelle stragi, di questa disgraziata seconda repubblica ormai
in cancrena.
Forse si avvicina il momento in cui, dopo Beta, anche Alfa potrà essere
processato, dopo Autore 2 anche Autore 1 potrà essere giudicato e, dato
che già abbiamo un Condannato 2 per concorso esterno in associazione
mafiosa anche il suo sodale, il Cesare, il numero 1, possa essere
identificato un giorno con lo stesso prefisso.
Quello stesso sodale insieme al quale hanno più volte proclamato eroe un
mafioso, un pluri-assassino come Vittorio Mangano, spacciando senza
vergogna l'omertà e la bestialità per eroismo e cercando di renderci
difficile adoperare questo termine per i "nostri" eroi, Per Paolo, per
Giovanni, per Francesca, per Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo,
Walter e tanti altri veri eroi e martiri, morti per servire lo Stato ma
uccisi purtroppo troppo spesso proprio per opera di pezzi deviati dello
Stato.
Allora, per ricordare a quest'uomo, che noi pretendiamo sparisca dalla
scena politica del nostro paese, chi sono i veri eroi e i veri martiri,
che cosa è stata quella RESISTENZA della quale vorrebbe cancellare anche
il nome, da dove nasce quella Costituzione della quale vorrebbe fare
strame, adopererò proprio le parole di quel Pietro Calamandrei il cui
nome ha sporcato soltanto con il pronunziarlo.
Nella seduta del 7 marzo 1947 dell'Assemblea Costituente, riferendosi ai
martiri della Resistenza ma con parole che sembrano scritte oggi per
questi martiri morti per la Giustizia e per la Libertà, Pietro
Calamandrei diceva :
"Essi sono morti senza retorica, con semplicità, come se si trattasse di
un lavoro quotidiano da compiere, il grande lavoro che occorreva per
restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono
riservati la parte più difficile, quella di morire, di testimoniare, con
la resistenza e la morte, la fede nella Giustizia. A noi è rimasto un
compito cento volte più agevole: quello di tradurre il leggi chiare,
stabili e oneste il sogno di una società più giusta e più umana, di una
solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore", il sogno
di Paolo Borsellino, il nostro sogno, "Assai poco in verità, ci
chiedono i nostri morti. NON DOBBIAMO TRADIRLI".
Ed è per non tradirli che, fino a quando questa tragica e insieme
ridicola figura di dittatore da operetta e da tragedia non sarà
abbattuta, che noi continueremo a lottare, a levare in alto le nostra
AGENDE ROSSE e ad alzare il nostro grido di battaglia:
RESISTENZA, RESISTENZA, RESISTENZA.
Salvatore Borsellino
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