di Salvatore Borsellino
E' ormai da mesi che negli incontri che faccio in tutta
Italia e sul mio sito www.19luglio1992.com continuo
a parlare di questa Agenda Rossa.
Ad essa ed alla sua sottrazione da parte dei Servizi è
legato secondo me se non il motivo principale sicuramente il motivo immediato
dell'eliminazione di Paolo Borsellino. Qualcuno sapeva o forse aveva addirittura visto Paolo
prendere su quell'agenda degli appunti che dovevano sparire e qualcuno ha fatto
in modo che quegli appunti sparissero. Non importa se per questo hanno dovuto preparare in fretta
un'attentato che ha fatto saltare in area un intero quartiere e stroncato sei
vite. Non importava quella che sarebbe sicuramente stata la
reazione dello Stato e della società civile di fronte a questa strage così
riavvicinata a quella di Capaci, la cui preparazione era stata invece
estremamente meticolosa perché non ci fossero rischi di fallimento.
Importava solo che quell'agenda sparisse o meglio che
venisse sottratta e conservata in luogo sicuro perché potesse essere usata,
anche a distanza di anni, per potere gestire ricatti che potrebbero arrivare a
livelli inimmaginabili all'interno delle Istituzioni e condizionare l'allora
futura, ma oggi attuale, vita politica del paese.
Importava anche che insieme all'agenda sparisse ogni
possibile traccia scritta o registrata che Paolo potesse avere lasciata a casa
sua o nel suo ufficio sotto forma di appunti o di annotazioni relative alle sue
indagini, ai suoi collo qui e ai suoi incontri di quei frenetici giorni di
lavoro tra il 23 Maggio e il 19 Luglio nei quali Paolo continuava a dire
"Ho fretta, ho fretta, devo fare in fretta" ed anche "Sto
vivendo la mafia in diretta".
E' per questo che come Via D'Amelio era piena di uomini dei
Servizi subito dopo, e probabilmente anche prima, dello scoppio della macchina
piena di tritolo, così anche lo studio di Paolo in Via Cilea si riempì, mentre
i resti di Paolo non erano ancora messi nella bara, di uomini non in divisa e
non identificabili che misero a soqquadro tutto e portarono via tutto quanto
era possibile. Questo è quanto mi hanno raccontato i miei nipoti Lucia e
Manfredi.
Avevo pensato fino a qualche tempo fa che quanto contenuto
nell'Agenda Rossa riguardasse soltanto la scellerata trattativa avviata tra
Stato e Mafia e comunicata a Paolo il giorno 1 di Giugno nell'ufficio di
Mancino, il quale si trincera dietro improbabili e impossibili amnesie per
fingere di non ricordare.
Mi sto a poco a poco rendendo conto che lo scenario è in
effetti molto più ampio.
Che riguarda anche le indagini che Giovanni Falcone non
aveva potuto portare avanti su Gladio, le logge massoniche del Trapanese e
quegli stessi traffici di armi per cui sarà uccisa Ilaria Alpi, indagini di cui
Paolo era certamente al corrente e le cui tracce sono state fatte sparire
insieme ai computers di Giovanni Falcone.
Che riguarda anche le indagini relative alle collusioni tra
imprenditoria del Nord e organizzazioni criminali di cui Paolo parla in
quell'intervista a due giornalisti francesi che pressioni di ogni tipo hanno
sempre cercato di evitare che venisse portata all'attenzione dell'opinione
pubblica..
Che riguarda anche le trattative dirette tra la mafia e quei
nuovi referenti politici che la mafia stessa stava cercando dato che i
precedenti non venivano più considerati affidabili come era dimostrato
dall'omicidio di Salvo Lima, il referente in Sicilia di Giulio Andreotti. E forse la trattativa tra Mafia e Stato per cui e' stato
ucciso Paolo Borsellino era più ampia di quanto io abbia sempre creduto e riguardava
non solo il "papello", di Toto' Riina ma anche questi punti, che
forse ne costituivano la parte principale. Oggi, dopo 16 anni, grazie al coraggio di un Giudice,
Ottavio Sferlazza, che per ben due volte si è rifiutato di archiviare le
indagini sulla sparizione dell'Agenda Rossa, furto che stava per andare in
prescrizione dato che era stata rubricata finora come il semplice furto di una
qualsiasi agenda, di Agenda Rossa si ricomincia a parlare.
Il Colonnello Arcangioli, allora Capitano e Comandante del
Nucleo Operativo palermitano dell'Arma, viene finalmente indagato per furto
aggravato con l'ulteriore contestazione di avere favorito l'associazione
mafiosa.
Giovanni Arcangioli è
l'uomo che è stato filmato mentre si allontana dalla macchina di Paolo
ancora in fiamme con in mano la borsa di cuoio che sicuramente conteneva
l'agenda, fotogrammi che sono saltati fuori quasi per caso e senza i quali
forse di Agenda Rossa non si sarebbe mai parlato.
Giovanni Arcangioli dichiara ora, per difendersi, che non
sono stati svolti accertamenti sui funzionari dei Servizi i Via D'Amelio e dice
che occorre guardare in tutte le direzioni perché dalle stesse indagini della
Procura di Caltanissetta emerge che altri, non lui, erano interessati
all'Agenda.
Ma chi ci dice che lui non fosse interessato per conto di
altri, chi ci dice che lui stesso non fosse in rapporto con quei Servizi che
oggi accusa ma senza fare nomi ed indicare persone che sicuramente conosce.
Chi ci dice che non si tratta della solita tattica di
disinformazione, in cui i Servizi stessi sono tanto versati, di accusare tutti
in modo che si crei confusione e che alla fine non si arrivi da nessuna parte.
Se ha dei nomi da fare li faccia e chiarisca una volta per
tutte quelle innumerevoli contraddizioni e cambi di versione in cui è caduto o
di cui si è servito fino ad oggi.
E le stesse contraddizioni chiariscano anche quelle altre
persone, anche magistrati o ex Magistrati, che fino ad ora sono stati
interessati in questa vicenda piena di "non so", "forse" e
non "ricordo".
A meno che tutti non siano stati colpiti da quella stessa
epidemia la cui prima vittima è stata lo smemorato di Montefalcione.
Salvatore Borsellino
TRATTO DA www.19luglio1992.com
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