di AL. GA. - 8 ottobre 2011
«Mafie al Nord, dall’infiltrazione al radicamento». Su iniziativa di Libera se ne discute - da ieri sino a stasera - fra magistrati, amministratori pubblici...
...economisti e volontariato.
Ne riassume il senso Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino: «Nelle tre regioni del Nord Ovest ci sono state operazioni importanti contro le mafie. A titolo personale mi sembra di poter cogliere che da parte di alcuni settori politici e imprenditoriali si sia espressa la tendenza a sottovalutare e a rimuovere il fenomeno, anziché porsi il problema degli antidoti. Spero che questi due giorni di riflessione comune aiutino ad andar oltre. Il protocollo appena firmato fra Unioncamere Piemonte e Libera va in quella direzione e servirà a mettere in Rete informazioni utili all’osservatorio sulla criminalità organizzata».
Nel presentare il seminario, Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente nazionale di Libera, attacca la «politica degli annunci, quella che sbandiera la lotta alla mafia come priorità assoluta, mentre nei fatti non

La chiave di lettura la offre Francesco Menditto, per lungo tempo giudice delle misure di prevenzione a Napoli: «Noi magistrati volevamo la responsabilità delle banche per mancata vigilanza. Nella mia esperienza non ne ho mai vista una in buona fede rispetto a certe ipoteche, tant’è che preferiscono tenere i beni bloccati. Parliamo di duemila beni mafiosi».
Il sequestro dei beni mafiosi è dovuto alla legge Rognoni-La Torre. Ieri il primo ha aperto i lavori così: «Assistiamo a uno sconcertante degrado della vita politica».
Tratto da: La Stampa
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