di Alessandro Grandi - 4 gennaio 2011
L'incredibile storia di Marisela Escobedo, uccisa per aver chiesto giustizia
Una donna, l'omicidio di sua figlia, un colpevole accertato e la giustizia. Quattro protagonisti di una storia (vera) drammatica accaduta a Ciudad Juarez, nel nord del Messico.
La
città è tristemente famosa a causa dei continui omicidi di donne che da
anni restano irrisolti. Oggi, forse più che mai, è al centro
dell'attenzione per le cruente lotte che vedono protagoniste le bande criminali che
si battono per il controllo del (fertile) territorio. Ma l'ultima
vicenda ha dell'incredibile e sottolinea in modo dettagliato le misere
misure prese dalle autorità messicane per contrastare la delinquenza.
I fatti purtroppo parlano chiaro e risalgono ad agosto 2008. In quel periodo, infatti, Rubí Marisol Frayre Escobedo, figlia di Marisela Escobedo viene uccisa nello Stato di Zacatecas e il suo corpo viene ritrovato mutilato e bruciato. Una fine orribile, simile a quella di tante donne della zona.
La polizia fece scattare le indagini ma solo grazie all'aiuto della madre della ragazza si scopre l'assassino.
Si tratta dell'ex fidanzato della ragazza che in battibaleno viene
trasferito nelle patrie galere. E qui inizia quello che sarebbe
diventato un calvario per la madre della ragazza. Marisela Escobedo,
infatti, non avrebbe mai immaginato che tre giudici dicessero che le prove a carico dell'ex fidanzato della figlia (che in un primo momento confesserà l'omicidio e poi ritratterà) erano deboli e per questo lo rimettono il libertà. L'ennesima pugnalata al cuore di una madre che chiede giustizia.
La sentenza clamorosa dei giudici messicani fa scattare in Marisela Escobedo
la voglia di giustizia. E per queste ragioni che la donna inizia una
protesta formale, pacifica, davanti all'edificio che ospita la
magistratura. Passano alcuni giorni finché un commando armato, senza
paura, si presenta davanti alla magistratura e spara alla donna. Bum, in
un paio di secondi la lotta di una madre che chiedeva giustizia per la
figlia viene cancellata e, probabilmente, entro breve tempo dimenticata.
Storia
drammatica finita? Per nulla. La parte più agghiacciante, forse, arriva
adesso. Chi è stato ad ammazzare la madre della ragazza? Chi è stato pagato per commettere l'omicidio?
Difficile dirlo. Ad ogni modo ciò che scandalizza davvero è il testo
che il gruppo criminale del cartello di Sinaloa ha affisso in diversi
punti di Ciudad Juarez, quasi fosse un loro possedimento, sicuramente una dimostrazione di forza.
"Il
cartello di Sinaloa solidarizza con la famiglia della signora Marisela
Escobedo, con tutto il popolo di Chihuahua e mette a disposizione la
propria pagina su youtube per qualsiasi informazione che possa
consegnare i responsabili di questa barbarie che il governo ha protetto e
continua a proteggere, siano essi Los Zetas o La Linea" si legge nel comunicato.
Inevitabile
che a questo punto la battaglia sia fra gruppi criminali. La Linea,
dopo aver saputo della presenza di decine di cartelli affissi in città
ha risposto immediatamente. " Tutti sanno che siete stati voi a fare
questo alla signora per poi poter dare la colpa a noi. Tutti lo sanno"
si legge nel comunicato de La Linea.
Insomma, dopo l'offerta da parte
dei narcos, che forse volevano far vedere il loro volto umano, la
relativa diatriba con altri gruppi criminali, finalmente è intervenuta
anche la società civile per dire no alle continue violenze che da troppo
tempo hanno invaso lo Stato di Chihuiahua e le sue città.
Ma
la guerra continua nell'indifferenza dello stato centrale e diffondendo
paura fra la popolazione che si ritrova nelle mani di spietati
criminali disposti a tutto.
Tratto da: it.peacereporter.net
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